lunedì 17 ottobre 2011

Le figlie del libro perduto

Era già da un pò che ci pensavo, guardando la mole di libri che sto leggendo e dovrò leggere sia per l'università sia per semplice diletto, e alla fine mi sono decisa: da oggi pubblicherò sul blog le recensioni dei libri che leggo, chissà magari se mi convincono le pubblico anche su aNobii :)
Il libro che inaugurerà la carrellata è l'ultimo che ho letto: "Le figlie del libro perduto" di Kathrine Howe.

Ho scoperto questo libro sulla rivista "Il Libraio", la presentazione era entusiasta, la trama sembrava interessante, anche se ciò che mi ha colpito di più è stata la breve biografia della scrittrice: una storica, discendente di due condannate per stregoneria a Salem. Un biglietto da visita davvero interessante.
La storia è ambientata agli inizi degli anni '90 (1991 per l'esattezza), periodo nel quale sono ambientate le vicende di Connie Goodwin (la protagonista), e - parallelamente - nell'arco di tempo che va dalla fine del 600 al 1700. Connie Goodwin è una dottoranda di studi di storia americana e del New England, era in cerca di un argomento per la tesi quando - arrivata alla casa della nonna a Marblehead - tra un tomo e l'altro trova in una Bibbia del tardo Seicento un piccola chiave con all'interno un nome: Deliverance Dane. E' qui che parte la ricerca per scoprire l'identità che si cela dietro a questo nome e recuperare il libro che le era appartenuto, un viaggio nella storia che la porterà a conoscere Sam, un restauratore rampichino, e i segreti custoditi dalla sua famiglia, ma anche a rivedere le sue più ferree convinzioni ed opinioni.
A esser sinceri, il tipo di narrazione usato dall'autrice mi è piaciuto molto, l'alternanza delle vicende di Deliverance e Connie lascia ogni volta col fiato sospeso spingendo il lettore a recuperare le fila delle vite delle due donne e alimentando così la sua curiosità, l'unico neo di questo tipo di narrazione è che svela in anticipo al lettore ciò che Connie scopre solo in seguito, cosa che ha fatto storcere il naso a molti lettori, ma che si supera agilmente se ci si cala nei panni della protagonista. Inoltre nella narrazione vi sono spesso ampie sequenze descrittive, a volte relative al paesaggio o ai contesti storici (nelle quali esce fuori la formazione di storica dell'autrice, fornendo al lettore un panorama dettagliato e quasi reale di quello che era il periodo storico nel quale sono ambientate le vite di Deliverance e delle sue discendenti, così come le descrizioni del mobilio e della casa stessa della nonna di Connie); la mia preferita è la descrizione del giardino della casa di Marblehaed, nella quale vengono elencate molte delle erbe delle streghe oltre che un magnifico e rifornito orticello con pomodori molto particolari.
Per quanto riguarda i personaggi, devo dire che ho provato molta simpatia per Grace con i suoi modi molto stile New Age, ma anche per Connie perchè ha saputo mettere in discussione se stessa abbandonandosi al mistero che la coinvolgeva, perchè ha mostrato saggezza nella decisione ultima (e anche un pizzico di furbizia, e chi l'ha letto sa a cosa mi riferisco :D ), perchè ha saputo lasciarsi andare all'amore quando Sam è arrivato sul suo cammino, perchè passa la sua vita tra gli archivi e le biblioteche a cercare le proprie fonti, cosa che un giorno dovrò fare anche io :) Inoltre, mi sono ritrovata molto nel rapporto che c'è tra Connie e Liz, la sua migliore amica, le loro discussioni, i loro toni, li ho sentiti molto vicini a quelli che abbiamo io e le mie amiche, ed ogni tanto non ho potuto fare a meno di ridere. Come non ricordare poi Arlo, il cagnolino di Connie, sempre presente ad ogni nuova ricerca, ad ogni nuovo esperimento magico con quel suo muso tenero; tra l'altro qualche giorno fa, mi sono sentita molto Connie quando ha incontrato Arlo a Cambridge per la prima volta, un cagnolino stupendo mi ha guardata fisso negli occhi e mi ha seguita per buona parte del tragitto a casa, a volte fermandosi e guardandomi negli occhi come a dire: "Allora è per di qua?" con uno sguardo vispo ed entusiasta, avrei voluto portarlo con me a casa, ma probabilmente entrato lui ne sarei uscita io, così ho dovuto far perdere le mie tracce, mi sono sentita davvero uno schifo :(
Andando oltre le simpatie e antipatie, credo che l'autrice abbia saputo costruire abbastanza bene i personaggi e ne abbia permesso di sondare la psicologia poco a poco, dando loro uno spessore a tutto tondo.
Inutile dire che verso gli ultimi capitoli mi sono super-iper-commossa, non riuscivo a leggere tante erano le lacrime che affollavano lo sguardo, davvero!

Ho trovato davvero interessante questo romanzo, per come è stato scritto e per le riflessioni che produce in chi le legge. E' stata davvero brillante l'idea di assegnare i nomi delle virtù alle donne discendenti da Deliverance: Mercy, Prudence, Patience, Sophia, Grace, Constance. Un segno della discendenza matrilineare, il cognome cambia ogni volta che ogni donna si sposa, ma il nome permette di ricostruire la genealogia. Un'idea brillante, davvero, e allo stesso tempo commovente, che dimostra il forte legame che si instaura tra madre e figlia, i saperi che dall'una passano all'altra, ogni volta mutando nomi a seconda del tempo in cui vivevano, così come le loro pratiche, ricette prima e poi pulitura delle aure, a ogni tempo la sua terminologia. E' questo il potere che le donne si tramandano, il potere di "leggere dentro le persone", sapendo sempre quale sia la cura, il rimedio, il trattamento giusto.
Ciò che, a fine lettura, mi ha colpito di più è scoprire che quasi tutti i personaggi presenti nel racconto e coinvolti col processo di stregoneria a Salem sono tutte persone realmente esistite, di cui l'autrice ha studiato le parole, le azioni, osservato i dipinti: insomma, persone reali che tornano a vivere tra le pagine del libro, talvolta rivivendo la loro vita.

Un libro davvero affascinante, che consiglio a tutti di leggere :) Per chi fosse ulteriormente curioso, consiglio di leggere l'intervista fatta da Fantasy Magazine all'autrice Katherine Howe, molto interessante :)

Vi lascio con le parole che Deliverance dice a Mercy, sua figlia, che mi hanno molto colpita e commossa, sperando che anche a voi piacerà la storia delle Figlie del Libro perduto

Non c'è diavoleria nel lavoro di una strega, solo dirlo è un sacrilegio, ma in effetti una strega è quello che sono.


Chissà quanta saggezza è celata nel Physick Book of Deliverance Dane...

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