giovedì 17 marzo 2011

Primavera... Se non ora, Quando?

Ci sono momenti nei quali bisogna per forza adattarsi ai cambiamenti, belli o brutti che siano.
Quello che è appena iniziato è stato pronosticato come l'anno delle trasformazioni, dei grandi cambiamenti, visto l'alto numero di eclissi che si succederanno. A noi, poveri mortali, non è dato definire la qualità di questi eventi, perchè sarebbero sempre giudizi di parte.
La Madre, Colei che ci ospita sulla sua divina pelle, si sta ribellando allo scempio che l'uomo ha creato nell'ultimo secolo, non senza ripercussioni e perigli per Sè Stessa. Terremoti, tsunami, alluvioni, frane, dilavamento delle pendici montuose e collinari, queste sono le sue grida, grida strazianti in un silenzio assordante. Il silenzio che segue la devastazione, il silenzio dell'ammutolimento dell'uomo di fronte alla sua finitezza, alla sua impotenza. E' il crollo del mito del progresso, della superiorità dell'essere umano rispetto ad ogni altra creatura naturale. E proprio uno dei fanali del progresso tecnocratico è stato colpito dalla furia devastante della Natura, il Giappone. Eppure lo trovo ingiusto, poichè proprio il Giappone è tra le poche nazioni che hanno saputo conciliare antico e moderno, traendo dal passato la lezione per il presente, e di conseguenza il futuro.
Amo quella terra e da anni desidero poterla conoscere, visitarla, non solo attraverso le pagine bianco-nere di un manga o i frame colorati di un anime. E ora il mio desiderio vacilla...
E poi c'è la Primavera, la Primavera Araba. Un faro di speranza, la speranza che le parole "sovranità popolare" e "democrazia" abbiano ancora un senso, ci si possa ancora battere perchè siano i principi capisaldi dello Stato di diritto. Come si può restare impassibili a questo cambiamento? Come si può guardare ad una simile situazione con freddezza, distanza e diffidenza? Come si può permettere che chi fugge dalle atrocità che subirebbe nella terra natia resti internato in un luogo che non rispetta la sua dignità d'uomo, tra l'altro provato da tanti pericoli "scampati"? Come si fa a non farsi contagiare da questa smania di diritti e libertà in una democrazia che lentamente perde il suo legame con quel démos connaturato alla sua natura e di cui dovrebbe far rispettare diritti, doveri e dignità inalienabili? Come si può continuare a permettere la trasformazione, lenta e subdola, di una democrazia centocinquantenaria in una oligarchia, barzelletta mondiale? Quando bisognerebbe risvegliarsi? Se non ora, quando??? Questo è stato il grido che si è levato dalle piazze italiane, italiane strictu sensu e italiane in quanto vissute dagli italiani... espatriati. Noi donne, madri, figlie, nonne, amiche, sorelle, eravamo lì in piazza a protestare lo scempio che viene fatto della nostra immagine, del nostro corpo, della nostra etica, della nostra anima. E lì con noi chi, con noi, vive ogni giorno, ci apprezza completamente in toto e non vuole solo un'apertura di gambe. E continueremo a manifestare perchè la Donna Italiana venga rispettata e considerata sacra, così come il suo corpo. Lo spettacolo degradante che il vecchio Nano rattuso sta dando influenza il mondo, e non è tanto per dire, perchè se un simile fatto non si fosse verificato, in Italia gli attempati stranieri non ci proverebbero e non infastidirebbero noi giovani ragazze; se non si fossero verificati, gli attempati stranieri si sarebbero bevuti le loro pinte di birra ridendo e scherzando tra loro, e basta.
E poi c'è la Primavera, quella primavera che annuncia il suo arrivo nell'albicocco colmo di boccioli e alcuni primi fiori, nel narciso che riscalda lo sguardo con i suoi vivaci colori. E la nuova primavera che vuole arrivare e aggiungersi alle passate. E come può il pensiero non andare a ricordare chi non vedrà più alcuna primavera? Nessun cinguettio di uccellini, nessun ciliegio in fiore, nessun nuovo giorno... E' l'ultimo colpo del Gelido Inverno, che segna lo scandirsi di Morte e Rinascita. Quella che verrà sarà una Primavera Triste, ma Piena di Vita.

Nessun commento:

Posta un commento